mercoledì 28 agosto 2013

ANTENUCCI: "UNA TERNANA TUTTA DA SCOPRIRE


TERNI - Chiedere a Mimmo Toscano di Mirko Antenucci vuol dire sentirsi rispondere che lui è rimasto impressionato non tanto dalle qualità del calciatore che, ovviamente, conosceva benissimo «quanto dalla fame che dimostra di avere, in allenamento come in partita. Uno che non molla mai, d'esempio per i più giovani».

Mirko, centravanti rossoverde di fresca nomina, incassa con un sorriso e spiega che «senza la voglia di migliorare, di dare tutto quanto hai in corpo, nel calcio come nella vita non ottieni niente. C'è sempre un traguardo da raggiungere». Chiacchiere in libertà con l'uomo che ha deciso la prima partita di campionato. Azione che ha portato al rigore e trasformazione. Un rigore anche cercato: «Quando in area ti trovi circondato dagli avversari e sei sul fondo, puoi soltanto cercare di metterla in mezzo. Se ci riesci può scapparci la deviazione vincente del compagno, il calcio d'angolo o magari il rigore. Mi è andata bene». Momenti cruciali della prima di campionato raccontati nel corso della rubrica Rotocalcio (Teleterni).

Un rigore nemmeno così semplice perché il portiere avversario aveva visto quello trasformato contro la Roma sette giorni prima e s'è tuffato deciso alla propria sinistra. «Già, ma io ho tirato diversamente. Pensavo d'incrociare la palla sulla sua destra, poi ho optato per la botta centrale perché ero certo che il portiere si sarebbe tuffato. Però dovevo alzarla un po' perché ho rischiato la prendesse con la gamba. Ma è andata bene e questo conta». Anche perché vincere la prima è sempre un tonico irrinunciabile. «Fa bene al morale, ti dà sicurezza, e poi fa felice l'ambiente, lo carica ancora di più anche se questo rossoverde mi sembra già bello caldo».

Dalla salvezza a quel qualcosa in più che consente ad ognuno di alzare l'asticella fin dove crede sia giusto. «Ma senza esagerare perché siamo all'inizio e di strada da fare ce n'è tantissima». Parla con il sorriso sulle labbra e spiega che non vuol mettere le mani avanti perché lui la pressione non la sente, «anzi è bello sentirsi avvolti da tanta attenzione, ti spinge a dare sempre di più. Però dobbiamo stare tranquilli perché ancora non siamo al top, c'è da lavorare e tanto perché abbiamo grandi margini di miglioramento. Abbiamo cominciato bene sin dal primo giorno di ritiro lavorando sodo e con grande serenità, però ancora di strada da fare ce n'è tanta e se qualcuno mi chiede dove possiamo arrivare io non so dare una risposta, perché questa Ternana dobbiamo ancora scoprirla completamente». Il feeling con il tecnico è perfetto e con i compagni di squadra sta maturando giorno dopo giorno. Lui fin qui titolare inamovibile: Nolè, Ceravolo e Avenatti colleghi di reparto a turno «con i quali mi sono trovato bene anche se hanno caratteristiche tecniche e fisiche diverse. Ma l'intesa non è tra due giocatori, è il meccanismo della squadra che deve funzionare per arrivare all'occasione da rete. Che poi sia l'attaccante, il difensore o il centrocampista cambia poco. Però ha ragione il tecnico quando parla di equilibrio. Quando riusciamo ad essere equilibrati siamo anche efficaci». Se poi ci aggiungi un pizzico di carattere il mix è completo tanto da strappare anche l'elogio di Toscano che ha detto di aver rivisto nel finale col Carpi il carattere della sua Ternana, la capacità di soffrire decisiva nella salvezza di un anno fa. «E' la dimostrazione di una fase di crescita che dovrà continuare. La fascia? Mi è stata consegnata e la porto con orgoglio. Non so chi l'ha deciso però, ripeto, è stato un gesto che mi ha fatto felice. Una responsabilità che non pesa».


Il Giornale dell'Umbria


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